Ci è molto difficile immaginare una forma di pensiero in cui tutti gli oggetti materiali erano considerati simboli di verità spirituali o episodi della storia sacra.
Eppure, se non facciamo questo sforzo di immaginazione, l’arte medioevale rimane in gran parte incomprensibile.

KENNETH MCKENZIE CLARK

“Costumarono già gli antichi, ma per gli uomini grandi o almeno di qualche importanza, di serrare le finestre in modo che senza impedire il lume non vi entrassero i venti o il freddo; e questo solamente nei bagni loro, nei sudatoi, nelle stufe e negli altri luoghi riposti, chiudendo le aperture o vani di quelle con alcune pietre trasparenti, come sono le agate, gli alabastri et alcuni marmi teneri, che sono mischi o che traggono a’l gialliccio. Ma i moderni, che in molto maggior copia hanno avuto le fornaci de’ vetri, hanno fatto le finestre di vetro, di occhi e di piastre, a similitudine od imitazione di quello che gli antichi fecero di pietra. E con i piombi accanalati da ogni banda, le hanno insieme serrate e ferme; et ad alcuni ferri messi nelle muraglie a questo proposito o veramente ne’ telai di legno, le hanno armate e ferrate come diremo. E dove elle si facevano nel principio semplicemente di occhi bianchi e con angoli bianchi o pur colorati, hanno poi immaginato gli artefici fare un mosaico de le figure di questi vetri, diversamente colorati e commessi ad uso di pittura. E talmente si è assottigliato l’ingegno in ciò, che e’ si vede oggi condotta questa arte delle finestre di vetro a quella perfezzione che nelle tavole si conducono le belle pitture…”

Giorgio Vasari racconta così la nascita della vetrata dipinta, arte raffinata e allo stesso tempo mezzo specifico utilizzato nei secoli per proteggere ambienti sacri e profani.

La grande magia della vetrata nasce dal gioco policromo della luce che attraversa il vetro e dal contrasto di trasparenze ed ombre nel sistema architettonico. Questi effetti venivano ottenuti attraverso un’attenta scelta degli accostamenti coloristici: niente era dovuto al caso: leggi ben precise determinavano la quantità dei colori e la loro posizione all’interno dei pannelli.

La relazione tra artigianalità e funzione religiosa viene evidenziata dal Vasari quando descrivendo quest’arte afferma “…che mai non si penserà che sien vetri, ma cosa piovuta dal cielo a consolazione degli uomini ”. Questo stretto rapporto tra artigianalità e missione religiosa fa si che in Italia spesso l’arte vetratistica si sviluppi all’interno di conventi e che ai vetrai venga attribuito il suggestivo appellativo di “cantori della luce divina”.

Sin dalla loro invenzione, la fragilità del materiale costitutivo costringe alla immediata e continua manutenzione delle vetrate, quasi sempre demandata a botteghe artigiane. Queste intervengono spesso in modo maldestro, operando smembrature e ricuciture, puliture incaute e dannose, aggiungendo piombi che deturpano la lettura dei disegni originali.

Questa manutenzione disattenta probabilmente origina dal fatto che la vetrata, nel corso dei secoli, perde l’importanza artistica, didattica e didascalica, che aveva rivestito nel periodo medievale, epoca nelle quale le fabbricerie, ovvero le botteghe artigiane, ricoprivano il ruolo di mediazione tra la cultura religiosa e quella medievale, e contribuisce a relegare per lungo tempo l’arte vetraria fra le arti minori.

Eppure la difficoltà nel reperimento della materia prima, la maestria richiesta per la produzione, la gelosia nel mantenere i segreti di bottega, avevano fatto sì che anche a livello economico quest’arte avesse grande rilevanza nel medioevo. Ma con il Rinascimento la vetrata va assumendo un ruolo sempre più marginale nel decoro dei luoghi sacri, forse anche per il desiderio di produrre opere che durino nel tempo, come l’affresco. L’impoverimento dei contenuti ed il diverso utilizzo della vetrata determinano nel corso dei secoli un “appiattimento” delle botteghe artigiane che pur continuando a fare uso dei segreti dell’arte tramandati al loro interno e che sono giunti fino a noi, perdono lo spirito compositivo artistico e spirituale delle origini.

Tutte queste ragioni hanno fatto sì che per secoli l’approccio al restauro delle vetrate antiche sia stato limitato esclusivamente alle tecniche empiriche e che sia mancata una più ampia consapevolezza delle problematiche connesse all’intervento su opere d’arte, in particolare in relazione ad esempio alle arti pittoriche. Le tecniche di restauro dei manufatti in vetro sono a tutt’oggi un campo in continua evoluzione, che necessita di approfondimenti non solo tecnici ma anche metodologici e scientifici.

Il degrado delle vetrate e gli interventi di restauro, Paola Santopadre, Marco Verità in Vetrate, Amilcare Pizzi Editore, Milano 1991